Per qualunque azienda che non sia piccolissima, un organigramma aziendale è il modo perfetto sia per definire quali sono i campi di azione dei singoli dipendenti, sia per essere da riferimento a chi ha bisogno di rintracciare, all’interno della struttura, la persona che fa al caso suo.
Organigramma Aziendale
L’organigramma aziendale è la rappresentazione sintetica della struttura di un’impresa: mostra chi fa che cosa, a chi risponde, come si distribuiscono autorità e responsabilità. Non è un semplice “albero dei nomi”, ma uno strumento di governo che rende visibile l’assetto organizzativo e aiuta a coordinare processi, persone e decisioni. In Italia ha anche rilievo gestionale e giuridico, perché contribuisce a dimostrare l’adeguatezza degli assetti organizzativi richiesti al datore di lavoro e al vertice d’impresa, supporta la chiarezza delle deleghe e favorisce la conformità a discipline come sicurezza sul lavoro, privacy e modelli organizzativi.
Un’azienda può scegliere una struttura funzionale quando il lavoro è omogeneo per specializzazione e serve massimizzare l’efficienza: marketing con marketing, produzione con produzione, amministrazione con amministrazione. La struttura divisionale o per business unit è preferibile quando ci sono linee di prodotto o aree geografiche autonome e il focus è il risultato di ciascuna unità. La struttura matriciale combina le due logiche e assegna a una persona un doppio riporto, per esempio al responsabile di funzione e al responsabile di progetto, con il vantaggio della flessibilità e lo svantaggio potenziale di conflitti decisionali se le regole non sono chiare. Le strutture piatte o a rete riducono i livelli gerarchici e affidano più autonomia ai team, soluzione utile in contesti dinamici, ma sostenibile solo se processi e competenze sono maturi. L’organigramma può anche essere ibrido, con funzioni centralizzate a livello corporate e divisioni che gestiscono vendite o prodotto in autonomia: la scelta dipende da strategia, dimensione, complessità e fase di vita dell’impresa.
Un organigramma ben fatto parte dai processi chiave e non solo dai nomi, definisce le unità in base al lavoro da svolgere e non in base alle persone presenti in un dato momento. La chiarezza delle linee di riporto è essenziale: ognuno deve sapere da chi riceve obiettivi, a chi rendiconta e con chi coordina le attività quotidiane. La coerenza tra responsabilità e autorità evita frustrazioni e rallentamenti; quando si assegna a un ruolo il risultato di un processo, occorre assicurargli leve reali per guidare le risorse, gestire budget e prendere decisioni. L’ampiezza del controllo deve essere proporzionata alla complessità delle attività: troppi riporti diretti riducono la qualità della guida, troppo pochi irrigidiscono l’organizzazione. I ruoli di staff vanno distinti dai ruoli di linea: i primi forniscono supporto, standard e controllo, i secondi generano direttamente il risultato operativo o commerciale.
Ogni casella dell’organigramma ha un perimetro che dovrebbe essere esplicitato in una job description e completato da una matrice di responsabilità di processo. Una prassi utile è collegare l’organigramma a una matrice RACI, in modo che per ogni attività rilevante sia chiaro chi è responsabile dell’esecuzione, chi approva, chi supporta e chi va informato. Quando esistono doppi riporti, occorre indicare quali decisioni competono al responsabile funzionale e quali al responsabile di progetto, specificando i criteri di escalation in caso di conflitto. Nei ruoli apicali è opportuno formalizzare le deleghe con oggetto, limiti, poteri di spesa e sostituzioni, così da allineare rappresentanza verso l’esterno, responsabilità interne e controlli.
L’organigramma è un documento vivo: ogni modifica strutturale, creazione di una nuova funzione o variazione dei riporti richiede un aggiornamento tempestivo, altrimenti smette di essere credibile e genera disallineamenti. È utile istituire una responsabilità chiara per la manutenzione, di solito in capo alle Risorse Umane in raccordo con la Direzione Generale, definendo un flusso di approvazione e una versione ufficiale pubblicata su intranet. La data di validità e la codifica delle versioni evitano fraintendimenti. Quando si pianificano fusioni, acquisizioni o scalate rapide, è prudente prevedere stati transitori, con organigrammi ponte che esplicitano reggenze, ad interim e cantieri di integrazione.
Una buona rappresentazione organizzativa facilita l’adempimento di obblighi come la nomina del datore di lavoro e dei dirigenti ai fini della sicurezza, la designazione del responsabile della protezione dei dati e dei referenti per i processi sensibili, la definizione di funzioni di controllo indipendenti dove richiesto. L’organigramma non sostituisce i documenti di dettaglio, ma ne è la mappa: aiuta a mostrare la separazione dei compiti, a prevenire concentrazioni eccessive di potere e a tracciare responsabilità lungo la catena decisionale. In presenza di modelli organizzativi per la prevenzione dei reati d’impresa, costituisce un allegato fondamentale per dimostrare la corretta allocazione di poteri e controlli.
Un organigramma funziona quando le persone lo conoscono e lo usano. La presentazione ai team dovrebbe spiegare non solo chi riporta a chi, ma anche perché la struttura è stata scelta e quali benefici operativi porta. La pubblicazione in un luogo facilmente raggiungibile, la possibilità di ricerca per nome, funzione e sede, l’integrazione con rubriche e directory semplificano l’operatività quotidiana. La formazione dei capi sulla gestione dei confini tra funzioni, sul passaggio degli obiettivi e sull’escalation delle priorità riduce attriti e tempi morti.
Per passare dal foglio bianco al documento utile conviene partire dalla catena del valore e dai flussi end-to-end, identificare i punti in cui servono responsabilità chiare e quindi disegnare macro-aree coerenti con la strategia. Solo a valle si popolano le caselle con i nomi, evitando di costruire la struttura intorno alle persone disponibili. Nelle piccole imprese e nelle startup le stesse persone possono coprire più ruoli: l’organigramma lo può indicare esplicitamente, purché sia trasparente a chi spetti la decisione finale su ciascun tema. Nelle multinazionali è normale distinguere tra riporto gerarchico locale e riporto funzionale globale; in questi casi la legenda deve chiarire simboli e convenzioni scelte, così da evitare ambiguità tra linee di comando e linee di competenza.
Un organigramma non è un fine in sé, ma uno strumento per ottenere risultati. La sua efficacia può essere misurata osservando la velocità delle decisioni, il numero di passaggi necessari per approvare attività ricorrenti, la sovrapposizione di compiti tra unità diverse e il carico dei ruoli apicali. Se i colli di bottiglia si concentrano sempre nelle stesse caselle, è probabile che l’ampiezza del controllo o la distribuzione delle deleghe vada corretta. Se i progetti attraversano molte funzioni e accumulano ritardi, può essere il momento di rafforzare il coordinamento trasversale o sperimentare assetti più orientati ai processi.
Fac Simile Organigramma Aziendale
Di seguito è possibile trovare un fac simile organigramma aziendale da scaricare.